TECNOLOGIA CHE AVANZA: I DRONI IN EMERGENZA


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Negli ultimi anni la tecnologia ha fatto molta strada, e ne siamo diventati così dipendenti che farne a meno è diventato quasi impossibile. Non sappiamo se possa essere definita un progresso o un regresso, però in molti casi, soprattutto in protezione civile, ci torna spesso utile.

Basti pensare che grazie a essa, da tempi lontanissimi, riusciamo a comunicare (attraverso le radiotrasmittenti) anche in quei luoghi in cui la linea telefonica non arriva, ma anche ai droni, che ormai sono un importante strumento di supporto nella prevenzione e nella gestione delle emergenze, per esempio per supportare il monitoraggio di ponti, di impianti industriali, ma anche e soprattutto in caso di terremoti, inondazioni e grandi incendi.

Se pensiamo che nel monitorare le zone colpite da disastri naturali, permettono al pilota di non essere fisicamente presente sul posto e lo risparmiano da eventuali pericoli presenti nell’area colpita dal disastro, allora la tecnologia non è proprio un regresso.

Inoltre, in contesti del genere, l’uso dei droni diventa importante per la rapidità con la quale possono raggiungere anche le zone più danneggiate.

Ma non solo. Proprio l’anno scorso, nel mese di Ottobre, si è aperta la possibilità di usare i droni per trasportare i defibrillatori, con lo scopo di ridurre al minimo i tempi di attesa in caso di arresto cardiaco.

A sostenerlo è anche Luciano Castro, presidente di Roma Drone Conference, che ha dichiarato: “L’utilizzo dei droni nelle attività di ricerca, soccorso e protezione civile è particolarmente interessante, perché consente di avere in tempi brevi e a costi ridotti un quadro preciso dell’area interessata dall’emergenza, senza mettere a repentaglio la vita degli operatori”.

Tutto sommato, come vedete, se correttamente usata, la tecnologia è fondamentale per l’evoluzione umana.

Articolo di Esposito Emilia, Volontaria

RISCHIO ALLUVIONE: COME COMPORTARSI?


Alluvione

Cosa succede quando un nubifragio o una pioggia diffusa e persistente si abbattono su di un territorio reso fragile da un’antropizzazione eccessiva e spesso incontrollata?

Uno degli effetti può essere lo straripamento delle acque di un fiume, di un torrente, di un canale o delle reti fognarie. Questo fenomeno causa numerosi danni a persone, strutture e ambiente per la possibile dispersione di materiale inquinante.

Ma come ci si può proteggere dai rischi in caso di alluvione? Che cosa fare?
– se ti trovi in casa o in un luogo chiuso:
È fondamentale non scendere in cantina, seminterrato o garage poiché sono i posti più pericolosi e saranno subito invasi dall’acqua; se ci si trova in un seminterrato o in un piano basso bisogna salire verso i piani più alti dell’edificio, se invece si abita ad un piano alto offrire ospitalità a chi cerca rifugio dai luoghi sottostanti. Evitare assolutamente di usare l’ascensore poiché potrebbe bloccarsi; aiutare i bambini, gli anziani e le persone con disabilità a mettersi al sicuro. In casa chiudere il gas, l’impianto di riscaldamento ed elettrico. Non cercare di mettere in salvo i beni collocati in luoghi a rischio poiché c’è il pericolo di trovarsi bloccati dai detriti o di essere travolti dal flusso d’acqua.

– se si è all’aperto o fuori casa:
Cercare di allontanarsi il più possibile dalla zona allagata, l’acqua scorre ad una velocità molto elevata e anche pochi centimetri potrebbero farci perdere l’equilibrio o il controllo dell’auto per cui se ci si trova alla guida bisogna evitare di transitare o sostare lungo gli argini dei corsi d’acqua, sopra ponti o nei sottopassi.
Raggiungere rapidamente zone elevate evitando pendii o scarpate che potrebbero franare.

 

La protezione civile in questi casi soccorre le vittime e aiuta a ripristinare le condizioni di normalità ma è comunque necessario tenere a mente queste poche semplici regole per proteggersi da soli in attesa di un loro intervento, o di tutti gli altri addetti al soccorso e alla sicurezza.

 

Articolo di Matteo Annunziato e Valeria Casaburi – Volontari

RISCHIO INCENDI BOSCHIVI E RISCHIO IDROGEOLOGICO: COME SONO COLLEGATI?


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E’ diventato sempre più frequente associare la stagione estiva agli incendi boschivi e quella invernale alle alluvioni.

Due disastri che, apparentemente sembrano “diversi”, in realtà sono strettamente correlati.

Come si evince da uno dei precedenti articoli, negli ultimi anni stiamo assistendo a un aumento degli incendi boschivi a cui seguono dei cambiamenti climatici che provocano, nel lungo termine, notevoli danni.

Infatti, il calore provocato da un incendio aumenta la temperatura dell’aria che, diventando molto più umida, genera piogge brevi ma intense, con effetti al suolo devastanti.

Durante un’alluvione, gli alberi hanno la funzione di proteggere il terreno dal franamento dei versanti attraverso le radici che fungono da ancoraggio, e di evitare allagamenti a valle attraverso l’assorbimento da parte della pianta dell’acqua piovana.

Però, se gli alberi vengono distrutti dagli incendi questa funzione viene a mancare, ed è così che si generano frane e alluvioni.

Purtroppo, quando parliamo di disastro, sia naturale che antropico, non abbiamo mai una percezione chiara dei danni provocati, perché la maggior parte di questi si ripercuotono sull’ambiente a distanza di tempo. Ed è proprio per questo motivo che, ancora una volta, è importante agire sulla prevenzione dei rischi, anche se ci sembra di non vedere i risultati. C’è una frase che ne racchiude il senso:

“Costruire una cultura della prevenzione non è facile. Mentre i costi della prevenzione si pagano nel presente, i suoi benefici si godranno in un futuro lontano. Inoltre, tali benefici non sono tangibili; sono i disastri che non sono avvenuti.”
(Kofi Annan, 1999)

Articolo di: Esposito Emilia, Volontaria

PER NON DIMENTICARE: I 5 ANNI DAL TERREMOTO DEL CENTRO ITALIA


Protezione Civile Bellizzi - Terremoto Centro Italia

L’Italia, da molti anni, è considerato un paese a elevato rischio sismico. Non c’è nessun posto con rischio di sismicità pari a 0, infatti leggere scosse sono frequenti anche nei piccoli comuni, ma non sempre vengono avvertite dalla popolazione. L’ultimo evento sismico di grande importanza è quello che ha causato il terremoto del Centro Italia: una lunghissima sequenza di scosse iniziata nell’Agosto 2016 e “terminata” agli inizi del 2017.

Tutto ha avuto inizio con scosse di piccole entità nei primi giorni del mese di Agosto, fino alla prima forte scossa avvenuta alle 3:36 del 24 Agosto di Magnitudo 6.0, seguita entro un’ora da altre due scosse di 4.5 e 5.3. Da questo momento la terra non ha più smesso di tremare e in pochi mesi sono state registrate all’incirca altre 65.500 scosse, di cui 3.500 hanno avuto una magnitudo superiore a 2.5, superando persino la media dei terremoti che si verificano in tutta Italia, in un anno, con lo stesso livello di magnitudo.

Una bella porzione del nostro territorio ha, perciò, vissuto un lungo periodo in continua agitazione e apprensione, vedendo intere città (come nel caso del comune di Amatrice, simbolo di questo terremoto) completamente distrutte. Tuttavia, la complessa macchina dei soccorsi, fra cui anche la nostra Associazione, si è messa in moto velocemente, riuscendo a raggiungere anche le frazioni più isolate, salvando numerose vite ed estraendo dalle macerie quasi 500 persone.

L’intervento del Volontariato non è avvenuto solo nelle prime fasi dell’emergenza, ma è continuato nei mesi successivi, offrendo alla popolazione supporto materiale e soprattutto morale. E’ stata l’Italia intera a far sentire il proprio calore agli abitanti del Centro Italia, inviando cibo, abbigliamento e beni di prima utilità.
Insomma, gli italiani sono riusciti a trovare un grande spirito di unione e coesione, mostrando a tutti che non bisogna mai mollare di fronte nessuna difficoltà e che aiutarsi è sempre possibile.

Articolo di: Mario Conte – Volontario

ESTATE E INCENDI: ESISTE LA PREVENZIONE?


Campi scuola esercitazion

Dalle notizie apprese dal Tg degli ultimi giorni, dall’inizio dell’anno a oggi sono stati distrutti dagli incendi più di 140mila ettari di boschi, una superficie così estesa che ha già superato quella bruciata nel 2017, che dall’European Forest Fire Information System, è stato definito l’anno più disastroso per il nostro Paese.

Dopo aver visto bruciare tutte queste foreste, viene da chiederci “Esiste la prevenzione? È possibile attuarla in bosco?”

Certo che sì. Oltre alle classiche norme di comportamento da tenere a mente quando si va a fare un pic-nic in montagna (come l’accensione dei barbecue, lo spegnimento dei mozziconi, i rifiuti plastici abbandonati), esiste una disciplina, la selvicoltura preventiva, il cui compito è la cura dei boschi pre-incendio. Questa, attraverso la creazione di viali tagliafuoco e la riduzione di biomassa nei boschi sovraffollati, permette di ridurre, in caso di incendio, il passaggio del fuoco da una chioma all’altra dell’albero.

Inoltre, da alcuni anni si sta attuando in campo anche una nuova tecnica, il fuoco prescritto, che consiste nel prevenire gli incendi boschivi attraverso l’uso del fuoco stesso. Questo, infatti, quando controllato (da operatori AIB addetti allo spegnimento), permette di creare nel bosco delle vere e proprie “zone” prive di infiammabilità, in modo che il fuoco “distruttivo”, quando passa, non trova il combustibile di cui ha bisogno per alimentarsi e si estingue.

Visto che, a poco a poco, le nostre foreste stanno scomparendo, non sarebbe più efficiente focalizzarsi sulla prevenzione, piuttosto che veder bruciare intere montagne?

 

Articolo di: Emilia Esposito – Volontaria

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