ONDATE DI FREDDO: COME PROTEGGERSI


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Con l’attuale irrigidirsi delle temperature, per ridurre notevolmente le conseguenze nocive e i danni alla salute causati dalle ondate di freddo, è utile seguire una serie di precauzioni che possono avere sia un’azione di prevenzione sia di gestione dell’eventuale emergenza.

Come prevenire un’ondata di freddo
Innanzitutto bisogna preferibilmente uscire nelle ore più calde ( dopo le 11 e prima delle 18) , indossando indumenti ed accessori adatti alle basse temperature e al vento. Importante è anche assumere pasti caldi durante la giornata, integrando con molta frutta e verdura che contengono vitamine e sali minerali, e bere almeno 2 litri d’ acqua al giorno, prediligendo bevande come tè o tisane o anche semplici spremute d’arancia, che possono aiutare a mantenere stabile la termoregolazione corporea.
Se possibile, bisogna evitare gli spostamenti e i lunghi viaggi in caso di ghiaccio e/o neve, o altrimenti assicurarsi sempre che la vettura sia in perfette condizioni, dotata di pneumatici invernali e munita di catene a bordo.
Ricordarsi che la temperatura ideale in casa è 21°C, ed è importante evitare dispersioni di calore mantenendo chiusi i locali inutilizzati ed isolate porte e finestre quando si desidera far arieggiare gli ambienti mezz’ora al giorno a riscalmento spento.
Inoltre, è importante non dimenticare di mantenere i contatti con coloro più soggetti alle fragilità causate dal freddo, come parenti o conoscenti anziani, ed offrirgli vicinanza e assistenza, verificando che dispongano di sufficienti riserve di cibo e medicine. Segnalare ai servizi sociali la presenza di senzatetto o altre persone in condizioni di difficoltà.

Cosa fare in caso di emergenza
Bambini piccoli, anziani o persone con malattie croniche o cardiovascolari (asma, diabete, cardiopatia, demenza, problemi motori), sono più suscettibili alle ondate di gelo improvvise; Consultare un medico se si avvertono i seguenti sintomi:
-alterazione della colorazione della cute (in genere le dita)
-sensazione di intorpidimento e prurito alle estremità ( mani, piedi, orecchie)
-difficoltà a camminare, parlare e rimanere concentrati
-confusione mentale
– senso di svenimento e/o perdita di conoscenza
In caso di emergenze più gravi, chiamare il numero unico di emergenza 112 o in alternativa il 118, e prestare un primo soccorso distendendo la persona in un luogo caldo ma lontano da una fonte diretta di calore, prevenire la possibilità di trauma, scaldare delicatamente le estremità corporee e non dare da bere alcolici poiché non aiutano a difendersi dal freddo ma al contrario favoriscono la dispersione di calore dall’organismo.

Articolo di Annunziato Matteo e Casaburi Valeria – Volontari

FACCIAMO CHIAREZZA SULLE NUOVE REGOLE COVID


protezione civile bellizzi-covid

Ancora una volta ci troviamo a dover spiegare, purtroppo, le nuove regole emanate negli ultimi giorni, per quanto riguarda le quarantene per contatti con positivi o in caso di positività. Diciamo “purtroppo” perché se le regole cambiano è perché c’è stato un cambio nella situazione epidemiologica durante le recenti feste natalizie e ci siamo ritrovati con un incremento delle vaccinazioni, dei tamponi e anche dei positivi al Covid-19.

Chiariamo la situazione in quest’articolo.

Partiamo con il caso in cui si risulti positivi ad un tampone:

  • Positivo Asintomatico: Bisogna seguire 10 giorni di isolamento con un tampone finale negativo (anche antigenico). I giorni si riducono a 7 se si è stati vaccinati con la terza dose, oppure con la seconda dose da meno di 4 mesi.
  • Positivo Sintomatico: Stesso periodo di isolamento, l’unica differenza è che il tampone deve essere effettuato dopo 3 giorni in cui non si hanno più sintomi. Ugualmente il periodo di isolamento si riduce a 7 giorni se è stata fatta la terza dose, oppure se la seconda è stata fatta da meno di 4 mesi.

Le regole invece cambiano se si è stati a contatto (stretto o meno) con una persona risultata positiva. In questo caso tutto dipende dal proprio stato di completamento del ciclo vaccinale, vediamo in dettaglio:

  • Se non si è ancora vaccinati, se non è stato completato il ciclo primario (prima e seconda dose) o se il ciclo primario è stato completato da meno di 14 giorni, bisogna effettuare un isolamento di 10 giorni, con un tampone finale negativo (anche qui va bene sia il molecolare che l’antigenico)
  • Se invece il ciclo primario è stato completato da più di 4 mesi, o se si è guariti da più di 4 mesi, l’isolamento si riduce a 5 giorni, resta sempre il tampone finale negativo antigenico o molecolare
  • Se invece si è vaccinati con la terza dose, oppure doppia dose o guarito da meno di 4 mesi, non c’è bisogno dell’isolamento e neanche del tampone. Bisogna però indossare una mascherina FFP2 in qualsiasi momento per 10 giorni e svolgere un autosorveglianza per 5 giorni, e se compaiono sintomi bisogna effettuare un tampone molecolare o antigenico

Queste sono in generale le nuove regole sulla quarantena e l’isolamento per casi positivi o contatti con positivi. Tutto questo non esclude che la prima cosa in assoluto da fare è avvisare il proprio medico di base e fare affidamento a ciò che sono le sue direttive. Ovviamente ci auguriamo che la curva dei contagi ritorni a scendere e che il tutto si risolva quanto prima. Nel frattempo facciamo affidamento, anche e soprattutto, al buon senso delle persone!

 

Articolo di Mario Antonio Conte – Volontario

 

IL VOLONTARIATO TRA I BUONI PROPOSITI PER IL 2022


Campi scuola gruppo 33

Quando ci chiedono cos’è la protezione civile, rispondiamo che la protezione civile è articolata in quattro grandi categorie: previsione del rischio, prevenzione, soccorso e ripristino della normalità. Ed è così, la protezione civile insieme ad altri enti studia i fenomeni naturali, il modo migliore per prevenirli, è sempre pronta lì per fronteggiare le emergenze e si impegna immensamente per far sì che coloro che sono stati colpiti da una calamità, possano tornare il prima possibile alla loro quotidianità. Questo è quello che, nel bene o nel male, si vede al telegiornale. Ma la protezione civile ha tanti altri ruoli nella comunità, e purtroppo questo non ce lo insegnano i libri, non ce lo dicono in televisione, ma bisogna viverlo in prima persona.

Ogni anno, ai campiscuola organizzati dalla nostra associazione, chiediamo ai giovani partecipanti cos’è per loro la protezione civile, e le frasi che escono fuori ci stupiscono ogni volta di più. Al mio primo camposcuola da partecipante, per esempio, ricordo di aver sicuramente risposto che per me la protezione civile era un’opportunità per fare nuove amicizie, per imparare cose nuove, per stare a contatto con la natura, per vivere l’esperienza di dormire in tenda.

Oggi, dopo quattordici anni di volontariato, se mi dovessero chiedere “Emilia, cos’è per te la protezione civile?” senza pensarci troppo risponderei “Per me la protezione civile è famiglia.”

Vedo famiglia nell’impegno di chi, ogni anno, è lì presente in associazione con tutte le sue forze a dare il proprio contributo per la realizzazione del campo. La vedo in noi volontari più giovani che abbiamo cominciato bambini e abbiamo scelto di crescere insieme e portare avanti questo progetto. La vedo in quelli più anziani che ci trasmettono ogni giorno la passione e che, nonostante gli altri mille impegni, restano il collante dell’associazione. La vedo nei ragazzini che scelgono di tornare ai campi l’estate successiva, perché mi ricordano me. L’ho vista negli occhi stanchi dei volontari a fine turno quando siamo stati in emergenza per il sisma al Centro Italia. L’ho vista nelle persone che si sono affidate a noi, che si sono sentite a “casa” pur non avendone più una.

Per cui, per questo nuovo anno mi sento di fare un augurio a tutti noi volontari: non smettiamo mai di fare del bene. Facciamo in modo che questo fuoco non si spenga mai. Portiamo avanti la gentilezza, l’amore, l’empatia, perché mai come oggi, il mondo ha bisogno di questo.

E per chi ne avesse voglia, non è mai troppo tardi per dedicarsi al volontariato: prendersi cura degli altri per capire che, in realtà, ci stiamo prendendo cura di noi stessi. Quale miglior proposito per questo nuovo anno?

Vi aspettiamo numerosi.

Emilia Esposito – Volontaria

NO AI BOTTI, SI AI BISCOTTI!


Protezione Civile Bellizzi - no ai botti

Con l’approssimarsi delle feste di fine anno è importante rinnovare un forte invito alla prudenza nell’utilizzo di artifici pirotecnici, troppo spesso fonte di incidenti anche gravi, determinati dall’incautela nel maneggiare e accendere mortaretti, razzi, petardi e fuochi d’artificio di ogni genere, talvolta anche illegali.
Ma come riconoscere, innanzitutto, un botto illegale?
I giochi pirotecnici autorizzati e in libera vendita devono riportare sulla confezione un’etichetta con il numero del decreto ministeriale che ne autorizza il commercio, il nome del prodotto, la ditta produttrice, la categoria d’appartenenza e le modalità d’uso.
Tuttavia anche un uso imprudente dei fuochi d’artificio del genere legale può produrre lesioni gravi, come ustioni al viso e alle mani, e danni alla vista. Inoltre va considerato che il forte rumore e gli effetti illuminanti, recano spesso grave disturbo alle persone deboli come anziani, ammalati e bimbi piccoli, ed ogni anno molti animali, anche tra quelli d’affezione, perdono la vita a causa di shock indotti dall’esplosione di petardi e botti durante la notte di Capodanno.

Per contenere il numero di vittime di incidenti di questo tipo, nonché dei possibili inneschi di principi di incendio a seguito dell’utilizzo dei fuochi d’artificio, ogni anno l’Arma dei Carabinieri e i Vigili dei Fuoco promuovono campagne di sensibilizzazione e informazione, illustrando regole di comportamento e consigli utili per festeggiare in sicurezza. Di seguito ne riportiamo alcune:

• Non esistono fuochi di artificio “sicuri”, anche se ne è permessa la vendita; perfino le stelline, che i bambini usano con disinvoltura, bruciano a 300°C e perciò sono potenzialmente in grado di provocare incendi sui tessuti.
• L’. utilizzo improprio può incendiare gli abiti che si indossano quando si usa un fuoco d’artificio. Mai mettere giacconi o maglioni di pile o fibra sintetica, e nemmeno indumenti acetati come tute sportive. Basta una scintilla per trasformare questi abiti in torce di fuoco.
• Al momento dell’accensione, mai avvicinare viso e occhi alla miccia.
• Non lasciare mai sui balconi tende, teli di plastica, scope, contenitori di carta o plastica, tappeti, panni stesi, o qualsiasi materiale combustibile; togliere dai balconi e terrazzi tutti i materiali combustibili che potrebbero venire incendiati dal petardo di un vicino.
• Non collocare mai i fuochi d’artificio nelle vicinanze di luoghi abitati o dove siano depositi di paglia, di grano, fienili, boschi, o in prossimità di automobili
• Non usare in caso di vento!
• In casi di ritrovamento di un botto inesploso, in strada oppure a casa, non toccatelo. Molti ferimenti avvengono il “giorno dopo” a causa dei botti inesplosi che si trovano per strada. Ricordatevi che un botto abbandonato o difettoso potrebbe comunque esplodere da un momento all’altro

Non rischiate la vita per sparare un botto. Per festeggiare il nuovo anno basta anche un abbraccio ai propri cari oppure stappare una bottiglia di spumante.
Buone Feste

Articolo di Valeria Casaburi e Matteo Annunziato (Volontari)

RISCHIO VALANGHE. COME AFFRONTARLO


Montagna Innevata

Uno dei pericoli che in natura viene sottovalutato è il rischio valanga. Come tutti i pericoli vi sono informazioni utili a ridurre questo rischio, per cercare quanto possibile di prevenire una valanga e vi sono anche comportamenti da tenere nel caso in cui si viene travolti da una valanga per cercare di sopravvivere il più possibile in attesa dei soccorsi.

Innanzitutto bisogna capire che è possibile prevedere una valanga, ma non di annullare del tutto tale rischio. Infatti esistono i bollettini niveometereologici che ci aiutano a capire la situazione che possiamo trovare in montagna, ma non sono comunque abbastanza, perché basta spostarsi da un massiccio ad un altro che cambiano le condizioni quali l’esposizione al sole e al vento, l’altitudine, ecc. e i rischi annunciati dal bollettino possono variare notevolmente. Unitamente ai bollettini diciamo che bisogna affidarsi alla propria esperienza oppure a quella di una guida alpina.
In generale però le valanghe si verificano maggiormente quando si esce dalle piste segnalate e di queste, la maggior parte dei casi, si verificano proprio a causa del passaggio degli sciatori stessi oltre che dal cambiamento improvviso delle condizioni atmosferiche.

Allora come affrontare questo rischio se il bollettino non basta? Bisogna prendere ulteriori precauzioni, come non uscire mai da soli, ma neanche con un gruppo numeroso di persone al seguito, far sapere a qualcuno il percorso che si vuole seguire e l’orario stimato di ritorno, ed infine portare con se l’equipaggiamento adatto. L’equipaggio base per affrontare questo genere di avventure è costituito da: sonda, una pala da neve e l’ARVA (l’apparecchio di ricerca in valanga). Ma non solo, è consigliabile anche l’uso di un caschetto e negli ultimi tempi si sono diffusi anche gli Airbag per sciatori.

Come ci dobbiamo comportare se avvistiamo una valanga venire verso di noi? In linea generale, bisogna cercare di evitare di venire travolti, quindi fuggire il più rapidamente possibile di lato, cercando di lasciare tutto l’equipaggiamento pesante che non ci serve (ad esclusione dei 3 oggetti citati prima), e se vediamo che la valanga sta comunque per travolgerci, cerchiamo di “nuotare” il più possibile verso l’alto, oppure poco prima cerchiamo di aggrapparci ad un albero robusto o una roccia.

E se si viene travolti? Se sfortunatamente si viene travolti, non bisogna farsi prendere dal panico, soprattutto nei primi minuti, che sono fondamentali poiché la neve ancora non si è compattata del tutto, quando abbiamo ancora la possibilità di effettuare qualche piccolo movimento. La prima cosa da fare è cercare di spostare la neve il più lontano possibile con le braccia e con le gambe e soprattutto fare un respiro profondo per creare la giusta cavità anche davanti ai polmoni. Successivamente bisognare creare una piccola sacca d’aria davanti la bocca per continuare a respirare. Se si riesce a scavare, prima di iniziare bisogna capire in che direzione si è rivolti e qui ci viene in aiuto la forza di gravità, infatti basterà sputare per capire in che direzione muoversi. Ovviamente fondamentale è l’equipaggiamento base, azionando l’ARVA, che aiuterà i soccorsi a trovarci quanto prima possibile.

 

Articolo di Mario Conte – Volontario